Il 25 gennaio 2016 si perdevano le tracce di Giulio Regeni, il ricercatore friulano che si trovava al Cairo per completare i suoi studi sui sindacati indipendenti egiziani. Il cadavere del giovane, orribilmente martoriato, fu rinvenuto il 3 febbraio ai margini di una strada, con evidenti segni di tortura.

 

Da quel momento persone di tutto il mondo hanno aderito all'appello dei genitori di Giulio, sostenuti da Amnesty International, dando vita a quel “popolo giallo” che da sei anni chiede “Verità e giustizia” per il nostro concittadino e per tutti coloro che si battono in difesa dei diritti umani e, per questo motivo, sono perseguitati da regimi dittatoriali come quello di Al-Sisi.

Nonostante i continui depistaggi e l'assenza di collaborazione da parte delle autorità egiziane, la procura di Roma è riuscita a individuare in Tarek Sabir, Athar Kamel, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim i probabili responsabili dell'uccisione di Giulio Regeni e, anche dopo la ricusazione da parte della Corte d'Assise, continua ad operare affinché il processo a carico degli imputati possa finalmente iniziare. Nel contempo ha concluso i suoi lavori la commissione parlamentare, presieduta da Erasmo Palazzotto, che nella relazione finale, approvata da tutti i partiti, ha confermato le gravissime responsabilità degli apparati di sicurezza egiziani.

Anche il nostro istituto chiede “Verità e giustizia” e conta, nel mese di aprile, di concludere questo percorso di Educazione civica, recandosi con una classe a Fiumicello, patria di Giulio Regeni, per rendere omaggio alla memoria di tutti quei giovani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia.